mercoledì 22 agosto 2012


Lauretta Guidetto




acrilico su tela di L. Guidetto


Narrazione Sogno e Simbolo

La facoltà di immaginare conferisce al pensiero umano una flessibilità e una grande duttilità, ma, nello stesso tempo, priva l’uomo della semplice capacità di restare appagato dalle proprie abitudini e dalla routine quotidiana.
Così l’uomo è spinto ad immaginare mondi possibili, sia nell’arte che nella scienza, in quanto ristruttura non solo i ricordi, ma talvolta il mondo stesso, per adattarlo ai suoi desideri” [1]
La vita immaginativa non è solo una fuga dalla realtà, alleata della ragione e della memoria, diventa il centro creativo di tutti i tentativi di  ricostruire il mondo, sia nelle arti che nelle scienze.
L’adattività psicologica dell’arte, inclusa l’arte narrativa, ha dunque la funzione di mantenere la vita interna a contatto con il mondo esterno e di esplorare la distanza che esiste tra di loro. Il lavoro immaginativo può essere il preludio della ristrutturazione della realtà.” (ib., p.259)
Per J. Montangero le storie che si raccontano durante la notte prendono come materiale di base l’esperienza vissuta. “Il sogno è dunque un modo di recuperare il vissuto, trasferirlo, tenerlo, conservarlo. [2]
Nel sogno è possibile trovare i tre caratteri della narrazione; sono rappresentati avvenimenti, vi è una sequenzialità ovvero non c’è solamente un’immagine, ma tutta una sequenza di eventi, infine nel corso della rappresentazione sovente capita un fatto inatteso. (ibidem)l
Nell’evoluzione del pensiero psicoanalitico Freudiano, L’Interpretazione dei sogni, (1899) occupa una posizione centrale e strategica.
“ il sogno resta per Freud la guida di elezione. Banale e misterioso al tempo stesso, bizzarro ma suscettibile di una spiegazione razionale, il sogno tocca praticamente ogni provincia del funzionamento mentale.”  (P. Guy, 1988, p.107)
Nell’Interpretazione dei sogni, Freud  mostra come presso i popoli primitivi, il sogno era in piena armonia con la loro concezione del mondo, erano soliti proiettare all’esterno, come realtà, ciò che aveva realtà soltanto all’interno della loro vita psichica. 
Da sempre l’uomo ha trattato il fenomeno onirico con una sorta di riverente rispetto; anticamente il sogno era considerato la diretta manifestazione della volontà degli dei o dei demoni e pertanto gli veniva attribuito un potere divinatorio e salvifico, era interpretato come un tramite che connetteva con una realtà ultraterrena. (Freud, 1899, pg.24)                  
Nell’ingenua opinione di chi si sveglia, il sogno, se pure non proviene da un altro mondo, ci rapisce tuttavia, mentre dormiamo, in un altro mondo”  (ibid. p. 28)
E. Jones, nel suo scritto Psicoanalisi dell’incubo, (1971), riteneva  che i sogni avessero da sempre esercitato una profonda influenza sulla formazione dei pensieri allo stato di veglia, questo avveniva ancora di più nel passato, quando l’importanza attribuita ai sogni era ancora maggiore. Spesso la vividezza di un sogno poteva ingannare chiunque, inducendo a confonderlo con fatti reali. Questo fenomeno era particolarmente frequente in tutte le esperienze in cui erano coinvolti intensi eventi emotivi, non solo nei sogni ma anche nelle trances da estasi e nelle visioni. Tale fenomeno ha avuto un’influenza maggiore in menti meno istruite, come quelle di bambini e dei primitivi. (op.cit. pg.57)
Per C. G. Jung “Il sogno è la piccola porta occulta che conduce alla parte più nascosta e intima dell’anima, aperta sulla notte cosmica originaria che era già anima molto tempo prima che esistesse una coscienza dell’Io, e che sopravviverà come anima a tutti i prodotti della coscienza dell’Io (…) La coscienza divide: ma con il sogno noi penetriamo nell’uomo più profondo, universale, vero ed eterno, ancora immerso in quell’oscurità della notte primitiva in cui egli era tutto e tutto era in lui, nella natura priva di ogni differenziazione e di ogni essere Io”. (Jung, 1933, p.41)
    Dai tempi in cui l’umanità ha nozione di sé, i sogni sono considerati messaggeri della metà notturna della vita, sono contenitori dell’accadimento intrapsichico, in cui passato, presente, futuro possono prendere forma con una grande ricchezza di immagini e significati. 
Il regno dei sogni è  anche il luogo psichico in cui incontriamo più frequentemente motivi archetipici.
Nel sogno è rintracciabile una continuità rivolta all’indietro ed una in avanti; la prima si riferisce ad una esperienza del giorno o dei giorni precedenti, la seconda ha la proprietà di influenzare i pensieri, gli stati d’animo dei giorni futuri. 
Jung era in accordo con la teoria freudiana sulla presenza di una contenuto latente diverso da quello manifesto, ma aggiunse però una funzione finalistica nel sogno, domandandosi: “a cosa serve questo sogno?”, “quale effetto vuole ottenere?” [4]
Per Jung c’è un senso finalistico anche nel simbolismo, ogni immagine onirica ha un preciso significato in relazione alle diverse immagini di cui è composto il sogno, collegato al momento attuale della vita psichica del sognatore.
Il sogno ci trasmette quindi in linguaggio metaforico, ossia in un’ evidente rappresentazione sensoriale, pensieri, giudizi, concezioni, direttive, tendenze, che a causa della rimozione o per semplice ignoranza erano inconsci” . (ib., p.266)
Il sogno è un autorappresentazione spontanea della situazione attuale dell’inconscio, ha contenuti inconsci che non possono essere interpretati concretisticamente, prendendo alla lettera il linguaggio onirico. Secondo Jung, niente è rappresentato in noi in modo oggettivo, ma secondo le nostre proiezioni sull’oggetto, si creano delle Imago, ossia le persone vengono percepite principalmente attraverso le nostre proiezioni su di esse.
Dunque nel sogno che è rappresentazione dell’inconscio, sono presenti anche queste “Imagines”, che provengono dalla totalità del nostro essere.
Il sogno è quindi altamente soggettivo ed ha un rapporto soltanto esteriore con gli oggetti in esso presenti, in questo senso Jung parla di significato del sogno in termini di “Interpretazione a livello del Soggetto” (C.G.Jung, 1976)
Con questa definizione egli specifica come parti della personalità del sognatore vengano proiettate sulle rappresentazioni oniriche che assumono nel contenuto manifesto le caratteristiche del sognatore.
Attraverso il metodo analitico, sarà fondamentale l’apporto del sognatore stesso alla comprensione di queste sue proiezioni, con la collaborazione del terapeuta.
“Tutta la creazione onirica è sostanzialmente soggettiva, e il sogno è un teatro in cui chi sogna è scena, attore, suggeritore, regista, autore, pubblico e critico insieme”. (ib.,p.3)
Per Jung il sogno è una formazione onirica filogeneticamente antica, in quanto ricca di motivi mitologici presenti già agli albori dell’umanità, ritrovabili nelle generazioni successive di qualsiasi epoca e di qualsiasi cultura.
Egli postula un inconscio “collettivo”, oltre quello “personale”, in cui si trovano questi motivi mitologici, “immagini umane universali”, che egli definisce con il termine di “Archetipi”.
Con il termine Archetipo intende: “ forme specifiche e nessi figurativi rintracciabili in forma analoga in tutti i tempi e in tutti i paesi, ma anche nella fantasia, nelle visioni, nelle idee illusorie e nei sogni individuali”.[5]
L’archetipo [6] è attivo anche quando la coscienza non lo comprende, parla in immagini che sono comuni a tutti gli uomini e poggiano sul fondo creativo primordiale di ogni psiche. Nel mondo delle immagini tutto ciò che è individuale è solo una metafora e, come mito, diventa copia di ciò che è universalmente valido, eternamente umano. (Jacobi, 1957, p. 133)
I sogni più significativi provengono da questo strato più profondo dell’inconscio, e si presentano ricorrenti in momenti decisivi della vita di ogni individuo nelle sue tappe evolutive, ad esempio nella giovinezza, nella maturità e prima della morte.
Il sogno utilizza le figure collettive, o Archetipi, poiché deve esprimere un problema umano eterno che si ripete e non una perturbazione dell’equilibrio personale. Inoltre un’altra caratteristica del sogno è la struttura di tipo  “drammatico” che vi si può riconoscere, quasi fosse un componimento teatrale diviso per atti. Jung individua quattro parti: l’Esposizione, che indica il luogo dell’azione, le persone agenti e la situazione. Lo Sviluppo, la situazione si complica e subentra una certa tensione. Il Culmine o peripezia, avviene un cambiamento radicale nella storia. La Soluzione, apporta un dato conclusivo che è anche il risultato cercato, prodotto dal lavoro onirico.
L’uomo usa la lingua parlata o scritta per esprimere il significato di quello che vuole comunicare, il suo linguaggio è pieno di simboli, utilizza spesso anche segni e immagini, che non sono descrittivi in senso stretto. Ciò che viene chiamato simbolo è un termine, un nome o rappresentazione che può essere familiare nella vita di tutti i giorni e che possiede connotati specifici, oltre il suo significato ovvio e convenzionale. Esso implica qualcosa di vago, di sconosciuto o inaccessibile per noi. Una parola o un’immagine è simbolica quando implica qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio e immediato, possiede un aspetto più ampio, “inconscio”, che non è mai definibile con precisione o compiutamente spiegato.
 “Quando la mente esplora  il simbolo, essa viene portata a contatto con idee che stanno al di là delle capacità razionali. La ruota può condurre i nostri pensieri al concetto di un sole ‘divino’, ma a questo punto la ragione deve ammettere la propria incompetenza: l’uomo è incapace di definire un essere ‘divino’. (…) noi ricorriamo costantemente all’uso di termini simbolici per rappresentare concetti che ci è impossibile definire e comprendere completamente. Questa è una delle ragioni per cui tutte le religioni impiegano un linguaggio simbolico o delle immagini” (Jung, 1964, p.20-21)
L’essere umano produce simboli inconsciamente e spontaneamente sotto forma di sogni.
I sogni rappresentano la fonte più frequente e universalmente accessibile per lo studio della facoltà dei simbolizzazione dell’uomo.
Colui che sogna si trova sommerso da immagini che sembrano contraddittorie e ridicole, il senso normale del tempo viene meno e le cose comuni possono assumere un aspetto affascinante o minaccioso.
Non possiamo permetterci di essere ingenui nell’interpretazione dei sogni. Essi hanno origine in uno spirito che non è affatto umano, ma che costituisce piuttosto un respiro della natura umana: uno spirito di questa divinità altrettanto bella e generosa quanto crudele. Se vogliamo caratterizzare tale spirito, dovremo andare a studiare, più che nella coscienza dell’uomo moderno, nella sfera delle antiche mitologie o nelle leggende primordiali della foresta” (Jung , 1964, p.51-52)
I simboli non compaiono solo nei sogni, si presentano anche in ogni sorta di manifestazioni psichiche: ci sono pensieri, sentimenti, atti e situazioni simbolici. Molti simboli però non sono solo individuali, ma collettivi nella loro origine e nella loro natura, sii tratta soprattutto di immagini religiose.
Kilton Steward, psicologo ed antropologo americano vissuto negli anni trenta, nel suo testo  Dreams Theory in Malaya si è interessato alla popolazione  Senoi della Malesia  per aver fatto dei sogni il fondamento ed il nucleo centrale della loro cultura e della vita quotidiana. La cultura dei sogni dei Senoi ha prodotto, secondo gli studi, un assetto sociale stabile, una bassa incidenza di disturbi mentali e di disadattamento sociale. Il benessere generale e la pace sembravano garantiti dalla ricerca di un progetto comune, che scaturiva dalla condivisione dei sogni. Credevano nell’importanza di restare in contatto con il proprio sogno e di affrontare il nemico che poteva presentarsi nella situazione onirica, ma credevano anche nel sostegno e nelle indicazioni creative che il resto della comunità poteva fornire al riguardo. Era infatti consuetudine riunirsi, per condividere i sogni e ricavarne nuovi spunti utili e nuovi riti propiziatori. L’assunto di base di questa visione riguardava l’interscambio tra realtà e sogno, e la medesima importanza attribuita ai due aspetti dell’esperienza. (Giani Gallino, 1987,p.77)
Poiché il sogno riporta alla coscienza materiale inconscio, si può dire che esso abbia una funzione finalistica, in cui il simbolo ha il valore di una parabola, non nasconde ma insegna, quindi ha un alto contenuto educativo per l’individuo.
Alcuni sogni inoltre hanno una funzione equilibratrice dell’inconscio, in cui pensieri e inclinazioni sottovalutati nella vita cosciente, entrano in funzione nel sonno, anche se non viene compreso intellettualmente ha una sua forza persuasiva. La funzione del sogno rappresenta un bilanciamento psicologico, una compensazione di tutti quei contenuti psichici che durante il giorno erano relativamente inconsci.



Bibliografia:
1.      Freud S. (1899) Die Traumdeutung.trad.it. L’interpretazione dei sogni, 1973, Torino, Bollati Boringhieri.
2.      Gay P. (1988), Freud. A life for our time, New York-London: W.W. Norton & Company. Trad.it. Freud. Una vita per i nostri tempi, 1988,Milano: Bompiani.
3.      Gallo Barbisio C. (1994), Il recupero dell’esperienza attraverso la narrazione. Torino: Tirrenia Stampatori.
4.      Giani Gallino T., (1987) Il fascino dell’immaginario, Torino: Società Editrice Internazionale
5.      Jacobi J. (1957) Komplex Archetypus Symbol in der Psychologie C.G. Jung. Zurigo: Rascher Verlag. Trad it:  Complesso Archetipo Simbolo nella psicologia di C.G. Jung, 2004 , Torino: Bollati Boringhieri.
6.      Jung C.G. (1933) Il significato della Psicologia per i tempi moderni. In: Realtà dell’anima. Torino: Bollati Boringhieri.
7.      Jung C.G., (1964) Man and his symbols. trad it: L’uomo e i suoi simboli, 2004, Milano: Raffaello Cortina editore.
8.      Jung C.G.(1976), Considerazioni sulla psicologia del sogno, in: Opere di C.G.Jung,19 voll., Torino: Boringhieri, VIII vol.
9.      Jung C.G.(1976), L’essenza dei sogni, in: Opere di C.G.Jung, Torino: Boringhieri.
10.  Smorti A. (1996), Il sé come testo, Giunti: Firenze



[1] Fox, Lo sviluppo del pensiero narrativo nell’infanzia,in: Smorti,1997, Il Sé come testo,Firenze:Giunti.pp.256-276,p.258

[2] J.Montangero, Le trasformazioni nel racconto del sogno in:C.Gallo Barbisio, Il recupero dell’esperienza attraverso la narrazione,..pp.27-37,p.27
[3] Le due opere riportate sul sogno sono: De divinatione per somnium e De somniis. In: (Freud, 1899, pg.24)

[4] C.G.Jung, Considerazioni sulla Psicologia del sogno, in Opere di C.G. Jung, 19 voll., Torino, Bollati Boringhieri 1976, VIII voll.,pp.253-3oo, p.261.
[5] L’essenza dei sogni, Opere di C.G.Jung,cit,pp.301-320,p.313.
[6] Gli archetipi dice Jung sono, per definizione, fattori e motivi che ordinano elementi psichici in certe immagini e precisamente in modo tale da poter essere riconosciuti sempre solo degli effetti che producono. Essi sono preconsci e presumibilmente formano le dominanti strutturali della psiche in generale. L’origine di un archetipo rimane  oscura, la sua natura impenetrabile, appartiene a quel misterioso regno delle ombre che è l’inconscio collettivo. , al quale non avremo mai accesso diretto, ma è possibile averne solo una conoscenza indiretta, precisamente attraverso il nostro incontro con gli archetipi. (Jacobi, 1957, p.58-59)