martedì 20 novembre 2012

Valeria Bianchi Mian

ARCANE STORIE
Quando il Bagatto (I) apre le danze: appunti sull'immaginazione che si attiva


 

La parola alchemica si esprime per immagini, come i sogni.       
Come i sogni, i libri scritti e disegnati dagli alchimisti medioevali emergono dall'oscurità dell'inconscio, proiezioni su carta, fuori dalla logica lineare del linguaggio cosciente.
Carl Gustav Jung per primo si è rivolto con occhio esplorativo ai rebus della filosofia ermetica per estrarne il senso. Le “favole” degli adepti sono sogni poetici che ci guidano dalla prima materia alla luce cosciente che emerge dal caos (1). 
Interpretare le immagini archetipiche per gli junghiani non vuole assolutamente dire incasellare il simbolo in un unico punto di vista, ma aprirsi almeno ad una duplice prospettiva di lettura, permettendo a se stessi di credere in una dualità che, contemporaneamente è e non è qualcosa (2). Solo da un rapporto aperto e vivo con l'inconscio, una relazione che tiene conto delle ambivalenze, può emergere il guizzo creativo di Hermes. Un atteggiamento, questo, capace di scoprire i segreti celati tra le righe di una ricetta alchemica o negli enigmi di un sogno; è sguardo camaleontico che si posa sulle immagini con un occhio rivolto alla Luna (arcano numero XVIII) e l'altro al Sole (arcano numero XIX).

Guardai con occhi di camaleonte la mutevole faccia del mondo, sussurra Anais Nin descrivendo la propria rinascita creativa (3).

Solo uno sguardo mercuriale può accogliere il paradossale.  

Guardare il mondo “mercurialmente” è vivere nel paradosso collegante gli opposti nella possibilità di un'armonia, uno spazio in cui l'anima sia libera di muoversi: l'ambivalenza è naturale, ci insegna Hillman, è la reazione adeguata dell'intera psiche di fronte a queste verità complete che sono i simboli (4). L’Appeso (XII) è, tra i cosiddetti arcani maggiori, la figura che più rappresenta l’idea della sospensione tra gli opposti, ma esso ci guida ad una necessaria attesa di fronte alle opposizioni, dove per “restare in croce” possiamo intendere anche l’accettazione di tutta la sofferenza connessa a questa necessità interiore densa di sacrificio.
L’approccio iniziale alla “visione camaleontica”, invece, con attitudine esplorativa nei confronti delle molteplicità dell’esistere, è proprio del Bagatto (arcano numero I), che opera con i pochi eppure fondamentali strumenti a sua disposizione.                                                                          
Se l'Io-Re saturnino divide l'interezza per conoscere imperando, uno sguardo mercuriale nel rivolgersi alle immagini della vita è restauratore, poiché l’elemento Bagatto (arcano numero I) lasciato agire in modo cosciente riattiva le connessioni, riavvia l’energia dell'anima saggia che vive nel linguaggio comprensivo di parole e colori, immagini illustranti un'Opus che si svolge nell'alambicco psichico.

Colorare la parola è renderla accessibile, un giorno o l'altro, a tutti i sensi,  Alchimia del verbo nei Deliri di Rimbaud: A nera, E bianca, I rossa, O blu, U verde (...) All'inizio fu un'indagine. Scrivevo silenzi, notti, notavo l'inesprimibile. Fissavo vertigini.(5)


immagino, per un attimo,
un pennello al posto della bacchetta

Il Bagatto emerso dal gruppo di venerdì scorso (vedi post precedente) è caldo, disponibile al dialogo. Rosso e blu, come nei tarocchi marsigliesi, danza con i propri opposti e invita le partecipanti a fare lo stesso. In qualche modo invita le donne presenti a trovare individualmente la propria prima materia, per cominciare a operare con le immagini che seguiranno. Procedendo con le visualizzazioni e, poi, con le drammatizzazioni, il gruppo guadagna in fluidità. Alla domanda: “Che cosa devo fare in questo momento di transizione?” il Bagatto scoppia in una fragorosa risata. La sua non è una risata offensiva. E’ una risata inevitabile, poiché egli stesso sa bene come non sia possibile “divinare” risposte e consigli inequivocabili, nemmeno quando le carte diventano spunti per interrogare se stessi.
L'anima saggia sa stare nell'enigma; contemplando se stessa comincia a percepire se stessa e le risposte alle proprie domande immaginando, e partecipa con tutta se stessa ai mutamenti della propria sostanza, riflettendo su di sé per vedere "la  saggezza inerente alla sua struttura" (6).   
Operando con Mercurio (inteso come lo stesso inconscio) in una delle sue forme più  accessibili, come per esempio una fantasia spontanea, un sogno, uno stato d'animo irrazionale, un affetto" (7), e concentrandosi su di esso, si lascia carta bianca all'anima.
Partendo invece da un’immagine archetipica che viene utilizzata per fare esercizi di visualizzazione e drammatizzazione, come avviene in questo gruppo, si attivano emozioni che bussano alla porta dell’immaginazione, anche in coloro che non sono tanto abituati a fare questo tipo di lavoro. Si procede con calma, un po’ come di fronte ai quadri di una bella mostra, ci si lascia coinvolgere da quel che si vede, si sviluppa un senso della vista e del sentire non ancora esplorato.                             
L'immaginazione attiva “attiva” l'anima, ma l’immaginare attivamente non è un’attività facile. Conoscere le immagini esplorando le sensazioni e le emozioni che ne scaturiscono ci riporta un po’ all'operare alchemico, che è l'equivalente del metodo psicologico dell'immaginazione attiva (8).

(continua)

1-  E. F. Edinger,  The Mysterium lectures  (pag. 253)
2-  M. L. Von Franz,  Alchimia  (pag. 116 e 117)
3-  A. Nin,  La casa dell'incesto  (pag. 13 )
4-  J. Hillman,  Senex e  Puer (pag. 33 e 34 )
5-  A. Rimbaud,  Opere (pag. 223 Una stagione all'inferno,  Deliri II.  Alchimia del verbo)
6-  C. G. Jung, Mysterium coniunctionis (pag. 83 ) Considerazioni di Richard White (Richardus Vitus) di Basinstoke su  Elia Lelia Crispis e  L'enigma bolognese;   la descrizione dell'anima in questi termini
si riferisce, secondo Jung, all' "anima mundi" o all'inconscio collettivo, piuttosto che all' "anima vagula" individuale.
7-  C. G. Jung,  Mysterium coniunctionis   (pag. 525)
8-  C. G. Jung, Mysterium coniunctionis  (pag. 526 e  494 seg.)

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