domenica 24 febbraio 2013

Laura Guidetto








Nella Storia, le streghe le hanno impiccate,
ma io e la storia,
troviamo gli incantesimi
di cui abbiamo bisogno, ogni giorno.

Emily Dickinson

Sulle tracce di un femminile ....
I Parte 

La parola strega ha uno straordinario potere evocativo, suscita fantasie e timori, ripugnanza e curiosità, sovente ricordi d’infanzia.
La strega è stata un simbolo in cui è confluito l’aspetto negativo, oscuro e castrante che l’uomo ha attribuito e attribuisce all’archetipo femminile.
La strega è stata anche una donna in carne ed ossa con un nome, un cognome, un luogo e una data di nascita. A questa donna reale sono state attribuite le stesse facoltà soprannaturali delle dee: il potere dell’ubiquità e della metamorfosi, la capacità di scatenare gli elementi, di interferire nelle vicende umane[1].
Il Medioevo e anche il XVI-XVII secolo furono segnati dalla persecuzione contro le streghe: migliaia di persone, in particolare donne, furono messe a morte,
generalmente bruciate vive, sulla base di confessioni estorte sotto tortura.
Julio Caro Baroja, nel libro Le streghe e il loro mondo, (1996), ritiene indispensabile parlare delle streghe inserite nel contesto sociale in cui agirono, risulta impossibile parlare di una mentalità magica al di fuori della struttura determinata della società in cui questa comparve. Non vi fu solo una mentalità magica, ma tante quante furono i contesti sociali dei fenomeni correlati. La stregoneria quindi, secondo l’autore  è stata un fatto prevalentemente relazionale, poiché il ruolo di strega si definiva in base ai rapporti sociali in cui era immerso l’individuo interessato[2].
Braian P. Levack, (1987) sostiene come la maggior parte delle streghe, provenissero da piccoli villaggi agricoli con un’economia contadina, questo dovuto principalmente al fatto che le accuse tesero a “originarsi nelle comunità chiuse, dove tutti si conoscevano e dove le persone indesiderabili non potevano essere facilmente ignorate” .[3]
Alle streghe, venne dato l’appellativo di sudice, indecenti, impudiche e immorali. Il Medioevo, considerò la carne nel suo rappresentante maledetto, da Eva in poi la donna fu considerata come impura; lei stessa aveva finito per credere a tale pregiudizio ritenendosi immonda.
I demoni travagliarono il mondo durante tutto il Medioevo, ma Satana non assunse il suo carattere definitivo prima del XIII secolo, i patti con il diavolo erano rarissimi prima di quell’epoca  [4].

Ciò che avvince Jules Michelet (1959) della magia, è la sua funzione personificata, esiste un’affinità tra la donna e la magia e questa è un’affinità fisica in quanto la Donna si accorda alla natura tramite il ritmo sanguigno[5]. 

«..se gli uomini ripudiano la strega è perché la riconoscono, perché proiettano in lei una parte di se stessi, legittima e insieme intollerabile; attraverso la strega essi legalizzano un’economia complessa, una tensione utile, perché in certi momenti diseredati della storia consente loro di vivere» [6].

La medicina del Medioevo si occupava unicamente dell’essere superiore e puro, l’uomo, il solo a diventare sacerdote e solo all’altare rappresenta Dio.
Tutto quello che prima si diceva al confessore, ora si dice alla strega, le vengono confidati i mali fisici e quelli dell’anima, tutti vanno da lei, nessuno si vergogna. [7]

«Il grande e potente dottore del rinascimento, Paracelso, bruciando i libri eruditi di tutta l’antica medicina, quelli greci, gli ebraici, e gli arabi, dichiara di non aver appreso se non dalla medicina popolare, dalle buone donne (questo era il nome gentile che si dava alle streghe), dai pastori e dai carnefici, questi erano spesso abili chirurghi»[8]

Il campo in cui per tutto il Medioevo le donne dominano incontrastate, fu l’ostetricia e data l’altissima mortalità infantile e puerperale è facile capire come il dolore addossasse la responsabilità del decesso a chi si era occupato del bambino o della madre[9]. 
Molto stretta era l’associazione tra la fertilità umana e quella della natura, la stessa Dea infatti presiedeva entrambe, quindi una terra infeconda o la distruzione ad opera della gradine o della pioggia, erano operato malefico[10]. La provenienza sociale e la morale comune vietavano agli uomini di effettuare visite ginecologiche; la ricerca medica maschile in questo campo, che pure alcuni accademici e teologi condussero, soprattutto in Italia restò fino al tardo Medioevo, su un piano sostanzialmente teorico[11]. 

«Nella persecuzione della strega confluisce anche il risentimento della medicina dotta e maschile per una popolare femminile e rivale»[12] .

La stregoneria di questo periodo altro non è che la medicina agli albori. 
Nel secolo XVI, con il Rinascimento, la Chiesa e il feudalesimo indietreggiarono, l’esplorazione della natura passò in mano ai laici, medici e dotti. A questo punto la strega non era più necessaria ed entrò in decadenza, non scomparve, ma divenne professionista; privata della sua funzione curativa, ormai partecipava alle opere di pura magia. 
Il medico divenne la figura dei due secoli successivi, il XVII e il XVIII, Satana divenne allora, il nemico del medico[13].

Le streghe, potevano appartenere a più categorie, erano infatti o donne brutte e vecchie, o giovani belle e affascinanti.
Le donne attraenti, proprio per la loro bellezza, furono considerate dalla Chiesa la fonte principale del male, quindi della colpa, del pericolo e della seduzione.
Nel considerare i rapporti fra uomo e donna, un posto d’onore spettava alla bellezza, soprattutto femminile, elemento che preoccupò non poco gli uomini di Chiesa. Il mondo antico aveva esaltato la bellezza nei rapporti umani[14]. La Chiesa, posta a far da cerniera fra vita laica e vita ecclesiastica, fu costretta a riflettere sul tema della bellezza. La situazione poteva essere pericolosa, in primo luogo, perché i religiosi correvano il rischio di essere essi stessi vittime, ma ancora più pericoloso quando la donna conscia della sua bellezza, perdeva la sua anima nella contemplazione narcisistica, se usava la sua bellezza per sedurre, diventava l’incarnazione del male[15].  

«Nessuna è bella impunemente, né innocentemente seducente. Solo la Vergine possiede l’innocuità della bellezza»[16].

Nel caso non fosse la bellezza a prevalere, l’altro timore era quello relativo alla mascolinità[17]; il timore che la donna potesse esercitare delle prerogative maschili, insieme alla preoccupazione per un corpo di cui si temeva la perversa seduzione, rappresentarono due aspetti, certo non solo questi, presenti «nell’ossessione della strega»[18].

Il tardo Medioevo pur essendo un’epoca piena di catastrofi e di conflitti, fu anche un’epoca di aperture e di innovazioni che toccarono non per ultime le donne. Esse patirono le crisi economiche, ma trassero anche vantaggio dalle possibilità offerte loro da una più grande mobilità sociale; presero parte alle innovazioni  tecniche al lavoro nelle campagne, nelle città, e in definitiva ai cambiamenti culturali e religiosi, anche se proprio in questi campi i loro progressi si rivelarono estremamente fragili e vulnerabili; la ristrutturazione del Medioevo si avverò nel contesto delle selvagge cacce alle streghe e del propagarsi della credenza nelle streghe, il cui prezzo fu pagato particolarmente dalle donne.[19]
L’ossessione della stregoneria si sviluppò lentamente solo dopo il XII secolo, per poi esplodere in modo definitivo alla fine del XV, generando vere e proprie ondate di panico popolare.
I casi di stregoneria, registrati dai processi, non si manifestarono in modo sporadico, ma tesero a raggrupparsi fra loro, quasi come un’epidemia,  con una precisa corrispondenza  topografia ed economica. Il  maggior sviluppo si ebbe  nelle regioni di minor controllo ecclesiastico e più isolate come quelle alpine, con la costituzione di vere e proprie conventicole e sette segrete.  Per combatterle vennero utilizzati gli stessi metodi adottati contro gli eretici.[20]
In Italia la credenza nelle streghe si legò fortemente alla tradizione folcloristica, sviluppandosi in particolare tra la gente di campagna. Le regioni che conservano tuttora viva tale credenza, sono il Biellese, il Canavese[21], il Trentino, il Comasco, alcuni paesi della Liguria, delle Marche e soprattutto nella provincia di Benevento.
Nel trattare il materiale ricavato dagli atti processuali riguardanti la stregoneria, il principale problema secondo Marina Romanello, che affronta questo tema nell’introduzione al suo testo “La stregoneria in Europa” (1975), consiste nella mancanza assoluta  della voce proveniente dalle accusate “streghe”, senza che questa sia passata attraverso il filtro deformante degli accusatori.
La voce dei protagonisti, sia nei documenti processuali che nei verbali degli interrogatori, arriva attraverso una trascrizione che non ne garantisce la fedeltà e integrità.[22]
Carlo Ginzburg rileva lo stesso problema, le confessioni degli accusati di stregoneria essendo il risultato di torture e delle suggestioni dei giudici, mancano di qualsiasi spontaneità. Si realizzò una sovrapposizione dello schema inquisitoriale su uno strato precedente di generiche superstizioni. Durante i processi per opera della tortura e delle confessioni “suggestive” le dichiarazioni degli imputati finirono col modellarsi secondo una forma ricorrente.[23]
Pur essendoci forzature e strumentalizzazioni, un fondo di realtà oggettiva dovette pur esistere; un nucleo di origine da cui partire risulta necessario per una qualsiasi costruzione fantastica.
Per Julio Caro Baroja, appare difficile studiare la configurazione mentale d’esseri umani così lontani, se non calandosi in un contesto primitivo, elementare: quello in cui si realizzò la percezione originaria dei fenomeni  cosiddetti naturali.[24]
Il periodo di massima diffusione della stregoneria, viene fissato tra la metà del XV e la fine del XVII secolo.[25]
Nell’alto medioevo mancò una demonologia organica, la credenza nelle streghe venne scoraggiata. Esistevano superstizioni contadine sul potere delle streghe, la Chiesa e le autorità civili fecero di tutto per scoraggiare tali credenze.
Nel 906  Reginone di Prüm in una raccolta di istruzioni destinate ai vescovi, “De synodalibus causis et disciplinis ecclesiasicis libri duo”, elencò una serie di credenze e pratiche superstiziose che avrebbero dovuto essere sradicate dalle parrocchie. Il testo parla di gruppi di donne, divenute seguaci di Satana, che sedotte da fantastiche illusioni, percorrono nella notte grandi distanze cavalcando animali, insieme a Diana, la dea dei pagani.[26] Cento anni dopo Burcardo vescovo di Worms, nel suo Decretum,  riprese questo canone apportando alcune piccole varianti e aggiungendo al nome di Diana anche quello di Erodiade.
Il testo indicato generalmente come “Canon Episcopi[27] che tutto il medioevo attribuì al concilio di Ancyra (314 d.C.) parlò della “caccia selvaggia”,[28] circolò largamente nella letteratura canonistica.  Agli occhi di Reginone, e di Burcardo, tutte queste erano fantasie diaboliche. Le punizioni previste per le donne che condividevano tali illusioni erano relativamente blande, risolvendosi nello scontare una penitenza.[29]Le credenze descritte presentano analogie evidenti con l’immagine del sabba che si cristallizzò alcuni secoli dopo.
Verso il 1320, Bernard Gui, nel manuale inquisitoriale “Pratica Inquisitionis haereticae pravitatis” ribadì il carattere idolatrico ed eretico di adorazioni rivolte al demonio, segnalando l’attenzione su un filone sospetto. Si trattava delle cosiddette “bonae res o feminae” una schiera di donne  che un’antica tradizione  diceva volasse al seguito di una divinità di probabile origine pagana: Holda, Perchta, Erodiade o Diana.
Nel 1326 nel “Super illius specula” di Giovanni XXII,[30] sanzionò ufficialmente la legittimità dell'intervento inquisitoriale contro i sospette streghe e stregoni[31].
Durante il processo a  Giovanna d’Arco i giudici di Rouen le chiesero, il 18 marzo del 1430, se sapesse qualcosa a proposito di coloro andavano per aria con le fate”. [32] 
Lei respinse l’insinuazione, affermando di non aver mai fatto niente del genere,  ma di averne sentito parlare, sapendo anche che il giovedì era il giorno deputato, e che si trattava solo di un “sortilegio (sorcerie)”. [33]
Il domenicano tedesco Johann Nyder, scrisse due trattati “Il Formicarius” (c.1437) e il“Praeceptorium”; dimostrandosi prudente nell’affermare la realtà oggettiva delle cavalcate notturne, ritenendosi invece certo dell’esistenza di pratiche magiche nella zona alpino-renana, dove opererano in seguito i noti autori del Malleus Maleficarum.[34]
Pierre Mamoris, professore di teologia all’università di Poitiers, scrisse tra il 1460 e il 1470 il “Flagellum malleficorum” nel quale affermava con certezza l’esistenza della magia[35]. Girolamo Visconti, Domenicano, professore a Milano, fu autore di “Lamiarum sive striarum”, scritto probabilmente intorno al 1460, fu il primo con Nyder, che identificò la stregoneria con l’elemento femminile.[36] 
L’ossessione acquistò una forma definitiva alla fine del XV secolo.
Intorno al 1480 , le credenze popolari sulle streghe, appaiono in un quadro ordinato nei numerosi trattati demonologici scritti negli stessi anni.
Innocenzo VIII, promulgò la bolla:“Summis desiderantes affectibus”, il 9 dicembre 1484, rendendo repressivo l’intervento nei confronti delle streghe. Tale documento fu sollecitato da alcuni prelati tedeschi al fine di promuovere un intervento nelle zone dove la stregoneria continuava  a diffondersi, in particolare in alcune zone della Germania del nord. Venivano inoltre delegati due domenicani, Heinrich Insitor (Kramer) e Jakob Sprenger nella riorganizzazione dell’Inquisizione in terra tedesca.  
Sempre loro nel 1486, scrissero il più noto tra i manuali di stregoneria: “Malleus maleficarum”.[37] Il primo momento di contatto intellettuale fra classi subalterne ed élite si risolse in uno scontro, in una lotta mortale.
 Scontro che finì solo quando  avvenne la distruzione morale delle streghe, togliendo ad esse progressivamente importanza; secondo Eugenio Battisti se la Chiesa ne fosse uscita sconfitta 
si sarebbe avuta una ripresa del matriarcato, una riesumazione del culto della natura, il ritorno ad una società diversa sia dal punto di vista religioso che sociale, con consuetudini ispirate al ritmo della vegetazione e della crescita, invece che a principi razionali.”[38]

[1] Serena Foglia, Il libro delle streghe, Rusconi, Milano 1981.
[2] Julio Caro Baroja, Las brujas y su mundo, Nuova Pratiche Editrice, Parma 1996, p. 8.
[3] Braian P.Levack, The Whitch-hunt in Early Modern Europe, Longman Group Limited,1987,cit.,p. 141.
[4] Jules Michelet, La Sorcière, Einaudi, Torino 1959, p. 43.
[5]Roland Barthes, prefazione a: Jules Michelet, Sorcière, Einaudi, Torino 1959, p. XVI.
[6] Ibid., cit.,p. XVI.
[7] Secondo le ricerche di Michelet, pare che le streghe usassero per calmare e stimolare una gran famiglia di piante, equivoche e assai pericolose, si chiamavano le Consolanti (Solanacee). Queste piante pur essendo assai diffuse, sono molto pericolose nell’uso. Le piante si confondevano sotto il nome d’erba delle streghe. Jules Michelet, La Sorcière, p. 72.
[8] Ibid., cit., p. 71.
[9] Carla Frugoni, La donna nelle immagini, la donna immaginata,in: Georges Duby e Michelle Perrot, Storia delle donne.Il Medioevo, Laterza, Bari 1990, pp. 424-457, p. 442.
[10] Nel Medioevo, le mogli sterili, si riunivano presso le sorgenti per propiziarsi con piccoli doni la fata delle acque, che fa nascere i bambini, come succedeva ancora nella Borgogna del XVIII secolo, o come facevano fino ad un secolo fa  le donne nella Francia meridionale, che passeggiando sfioravano un sasso fermo in terra, simbolo del fallo, con la speranza di porre finalmente in contatto il seme della donna con quello dell’uomo. Provavano anche a liberarsi della loro maledizione facendo bagni con erbe aromatiche, o attraverso cure e tinture medicinali. Claudia Opitz, La vita quotidiana delle donne nel medioevo (1250-1500), in: Storia delle donne.Il Medioevo, pp. 330-401, p. 354.
[11]Ibid. pp. 330-401, p. 370.
[12] Carla Frugoni, La donna nelle immagini, la donna immaginata, in: GeorgeDuby e Michelle Perrot, Storia delle donne.Il Medioevo, Laterza, Bari 1990. Cit., pp. 424-457, p. 443.
[13] Roland Barthes, in: Jules  Michelt, La Sorcière, p. IX.
[14] Paulette L’Herremite-Leclercq, Le donne nell’ordine feudale (XI-XII secolo): Duby e Perrot, Storia delle donne. Il Medioevo, Laterza, Bari 1990, pp. 251-309, p. 277.
[15] Ibid.,p.279
[16] Ibid., cit.,p.280
[17] Ernest Jones, On the Nightmare, Liveringht Paperbound, New York,1971.
[18] Carla Frugoni, La donna nelle immagini, la donna immaginata. in: Duby e Perrot, Storia kdelle donne. Il Medioevo.1990,Bari:Laterza.pp.425-457,p.441.
[19]Claudia Opitz, La vita quotidiana delle donne nel medioevo(1250-1500), in:George Duby e Michelle Perrot, Storia delle donne.Il Medioevo, 1990,Bari:Laterza.pp330-401,p331.
[20]Virgilio Crovella,Miagliano nel Medioevo,Quaderni di cultura Biellese n°4, Biella, 1985,p.11.
[21]  Nelle Langhe piemontesi le streghe si chiamano masche. Serena Foglia, Il libro delle streghe,Rusconi, Milano,1981,p.191.
[22] Marina Romanello, La stregoneria in Europa,il Mulino, Bologna,1975, p.10.
[23] Carlo Ginzburg, I Benandanti,Einaudi, Torino 1966,p.VIII.
[24] Julio Caro Baroja, Las brujas y su mundo, Nuova Pratiche Editrice, Parma 1966
[25] Marina Romanello, La stregoneria in Europa.
[26] Carlo Ginzburg, Soria notturna una decifrazione del Sabba, Einaudi, Milano 1989,p.66
[27] Un complesso di istruzioni, che rappresenta il miglior esempio dell’atteggiamento della Chiesa Medioevale, scritte da Regino di Prum nel X secolo, entrarono a far parte del diritto canonico della Chiesa nel XII secolo. Il Canon Episcopi, viene solitamente considerato un’espressione dello scetticismo della Chiesa medioevale nei confronti della stregoneria. In realtà, evidenzia Levack, il documento considera alcune pratiche e credenze che in seguito entrarono a far parte del concetto cumulativo di stregoneria e non la stregoneria come tale. Brian P. Levack, The Whitch-hunt in Early Modern Europe, Longman Group Limited,1987,p50
[28] Questo documento venne ritenuto di fondamentale importanza per tutte le seguenti prese di posizione sulla stregoneria, descrive chiaramente un gruppo di donne che, di notte cavalcavano animali al seguito di una divinità pagana riconoscendola come loro padrona (domina)Sarà, infatti, proprio dall’innesto di idee colte con un certo numero di credenze e tradizioni popolari che prenderanno corpo le accuse di stregoneria” .Marina Romanello, La stregoneria in Europa, Il Mulino, Bologna,1975,p.17
[29] Carlo Ginzburg, Storia notturna una decifrazione del Sabba, p.67
[30] Questo papa avignonese, fu ossessionato dal terrore di essere ucciso dalle pratiche magiche dei suoi nemici, condannò nel 1327 il vescovo di Chaors per una pratica rituale che aveva praticato. Tale bolla assunse un significato determinante in quanto, con la sua promulgazione, Giovanni XXII, ampliò enormemente il potere degli inquisitori nel campo specifico della repressione antistregonica. La Super Illius Specula contribuì inoltre al diffondersi della convinzione che le streghe davvero esistevano, che non si poteva dubitare dell’efficacia delle loro pratiche. Serena Foglia, Il libro delle streghe,Rusconi, Milano,1981
[31] Inizialmente la Chiesa, per eliminare questi resti di paganesimo, considerò i convegni notturni come una pura finzione, denunciando eretici coloro che li credevano reali. Questo complesso di credenze rimase così, fino alla metà del quattrocento, quando la figura del demonio fu denunciata con decisione come eresia e perseguitata. Marina Romanello, La stregoneria in Europa,p.17-18
[32] Carlo Ginzburg, Storia notturna una decifrazione del Sabba, cit.,p.76
[33] Ibid.,
[34] Il Malleus Maleficarum, il più grande e completo testo di demonologia antistregonesca, una raccolta delle credenze sulla moltiplicazione delle streghe nel quale si chiede alle autorità civili ed ecclesiastiche di aiutare concretamente gli inquisitori nel loro compito di persecuzione della stregoneria. Il Malleus Maleficarum è inoltre pervaso da una fortissima carica antifemminile, che trae la sua origine da quell’ampia corrente misogina del cristianesimo medioevale, che stabiliva l’indissolubile legame tra stregoneria e sesso femminile. Nella redazione del Malleus Maleficarum, Insitor ebbe una parte decisamente più rilevante, ed è strutturato sul modello dei precedenti manuali inquisitoriali. Rappresenta dal punto di vista concettuale, la sistemazione definitiva di un insieme di credenze che da allora in poi rimasero impresse nella mente degli inquisitori e agli occhi dell’opinione pubblica.Marina Romanello, La stregoneria in Europa,p.23
[35] Fu inoltre il primo autore ad usare il termine poi corrente di “sabba; si compì a questo punto una netta svolta nella valutazione della stregoneria, da quel momento venne considerato eretico colui che non credeva all’esistenza di una setta dedita al culto del demonio, rovesciando quindi la posizione fino ad allora sostenuta. Ibid.,p.20
[36] L’unica voce dissenziente fu quella di Mariano Sozzini, professore di diritto canonico a Padova e Siena. Ibid.,p.22
[37] Ibid.,p.23
[38] Eugenio Battisti, La civiltà delle streghe,Lerici editore,Milano 1964p.27)






martedì 12 febbraio 2013


Le Hermae     le-hermae.blogspot.com


Sabato 23 Febbraio 2013
Dalle ore 14.30 alle ore 17.00
Presso la sede di Art Therapy Italiana
Via Sant’ Antonio da Padova 10  - Torino


L’Arte Terapia incontra lo Psicodramma - Laboratorio ludico/creativo


Una piccola scatola, oppure grande. Una scatola di cartone, una scatola di latta... luoghi pieni di sogni e di ricordi, contenitori di immagini dimenticate, personaggi che ci raccontano una storia, una fiaba inventata da noi stessi, una filastrocca da portare a casa per poter realizzare i desideri desiderati, i sogni sognati...
Dentro le scatole si possono  nascondere mondi archiviati in qualche armadio, in soffitte dimenticate… Per i bambini una scatola può diventare casa, nave, aereo... In questa occasione inizieremo a lavorare insieme, andando a cercare tra ricordi e desideri, per recuperare il nostro bagaglio di “arnesi”… per creare la nostra fiaba in scatola.





                                Opera di Laura Guidetto - Acrilico su cartoncino 





E’ consigliato abbigliamento comodo. Non sono richieste abilità o conoscenze tecniche particolari negli ambiti dell’arte terapia o dello psicodramma, ma unicamente il desiderio di incontrarsi e “giocare” in uno spazio protetto per esplorare e sviluppare la propria creatività…

Per informazioni e iscrizioni contattare:
Lauretta Guidetto : laura.guidetto@gmail.com
Valeria Bianchi Mian: bianchivaleria@katamail.com