domenica 11 novembre 2012

Lauretta Guidetto 


Incontri con l’autore : Riccardo Mondo


Recensione del testo:   


 Nei luoghi del fare anima 
      Dimensione immaginale del processo terapeutico





Questa pagina è dedicata all’incontro che ho avuto con un testo:  “Nei luoghi del fare anima” –Dimensione immaginale del processo terapeutico” di Riccardo Mondo.
Parto da una breve premessa, che trovo necessaria, per meglio comprendere ciò che ho trovato  in queste pagine e quanto mi hanno evocato.  
La pittura, ma ancora di più l’arte in tutte le sue connotazioni, sono la mia matrice originaria, la mia bisnonna dipingeva, così pure mio nonno; sento ancora l’odore acre dei suoi colori ad olio nella stanza dei quadri.  
Questo ricordo, è il mio ricordo di bambina e di questa impronta familiare.
Come in altre pagine di questo blog ho detto, la mia formazione artistica si è incontrata con quella psicologica e l’una alimenta l’altra da sempre, a volte con fatica e a volte meno, si arricchiscono e si supportano reciprocamente.
 Tutto il mio percorso formativo e professionale, si è sviluppato secondo questo intreccio, percorsi nell’arte e attraverso l’arte sono in qualche modo sempre andati ad animare la mia esperienza di psicologa, supportati ancor più dal pensiero di Hillman quando dice: 

la bellezza è in se stessa una cura per il malessere della psiche. La nostalgia di bellezza che alberga nel cuore umano deve ricevere riconoscimento dalla disciplina che considera il cuore umano il suo campo di studio. La psicologia deve ritrovare la strada verso la bellezza, per non morire” (J.Hillman, 1997, p. 59)

Questa premessa  per dire, come questo testo sia andato a  toccare entrambe queste corde e abbia risvegliato, sfogliandone le sue pagine quell’odore di pitture, e quei colori che ho iniziato ad incontrare nella mia infanzia.   
La mia attenzione in primis è stata catturata dal titolo, “Nei luoghi del fare anima”, sarà che troppo spesso in questo periodo mi trovo in luoghi dove non si può pensare al fare “anima”, bensì a risultati solo traducibili in numeri, numeri di pazienti in un giorno,  in un mese, denaro risparmiato e così via; ma anche a stanze che non ci sono e che certo non puoi occuparti di renderle più gradevoli e accoglienti a quella sofferenza che viene portata, e tanto meriterebbe di essere accompagnata da una cura anche del luogo.
  Stiamo attraversando una profonda crisi economica e anche questo comporta il dover accettare dei compromessi, li accetto e li vedo , ma ne patisco e talvolta, mi sembra di smarrire anche il senso di ciò che svolgo quotidianamente.
Dal primo interesse del titolo, si passa alla dedica iniziale, “a tutti coloro che hanno provato, tramite la cura analitica, a dare un nuovo orientamento alla propria vita”, ed io qui mi ritrovo pienamente e in prima persona.  
Con il procedere delle pagine poi,  si entra in un microcosmo fatto di luoghi, persone , tempi, stati d’animo e  nello svelarsi del fare terapeutico quotidiano, delle sue infinite sfumature cromatiche e dove non tutto si risolve sempre e magicamente.
  Il viaggio inizia in una stanza, la stanza della terapia:  “provvista di un’ampia e luminosa finestra” , in un  “tempo” connotato da  una giornata di settembre e di pioggia, “ ..in autunno, un’argentea luminescenza sfiora delicatamente i contorni delle cose, rende la visone incerta. In quest’atmosfera crepuscolare, il vetro della finestra delimita il confine tra questa stanza e il mondo esterno” (R.Mondo, 2012, p. 23)
 Durante tutto il viaggio si è accompagnati sempre dal pensiero e dalle riflessioni dell’autore,  che incontri e ti rimane vicino per tutta la durata del  tragitto.
Questo testo è riuscito ad alimentare la mia curiosità clinica, il senso artistico e poetico, sono 140 pagine che si rivolgono all’altro con una  “attenzione estetica” che percorre tutto il testo, andando a sostenere, anche attraverso questo tipo di “cura” gli aspetti meno piacevoli dell’esistenza; quindi un’estetica vista non come elusione del brutto, ma come controparte e bilanciamento dell’esistere e del fare terapia.
Mentre leggevo le scene presentate nei diversi capitoli, visualizzavo come tanti “ritratti dipinti” delle persone che andavano a comporre i diversi quadri.  Le figure delineate, a volte tratteggiate con pennellate sicure, mi hanno fatto intravedere il personaggio nei suoi tratti fondamentali, altre volte la figura mi è apparsa più sfumata quasi un lasciar intravedere e suggerire un modo d’essere.
 Alcune figure mi sono apparse, come rappresentate con diversi materiali pittorici, dal ragazzo tratteggiato con il carboncino, non tanto per la sua mancanza di colore, quanto per facilità con la quale le sue esperienze parevano volare via e dissolversi con un soffio; alla donna dipinta con le tonalità forti del dolore e pastose dell’intreccio familiare non ancora risolto.
Quando il colore emerge con grande forza cromatica, ne puoi sentire lo spessore e l’intensità in quell’amalgama di colori primari e secondari, a volte presi puri dalla tavolozza e in altri punti mescolati insieme,   “il colore dona spessore all’esperienza. Nel linguaggio arcaico si diceva che esso conferisce all’oggetto un carattere mana; la psicologia analitica dice che rende numinosa l’immagine; (…) “ ( C. Widmann, 2006, p.17)
Man mano che  incontravo i personaggi, mi veniva in mente la curiosità provata mentre leggevo un libro di Alessandro Baricco,  Mr Gwyn .
Uno dei personaggi principali, Mr Gwyn  è uno scrittore che decide di smettere di fare ciò che aveva fino ad allora fatto, ossia scrivere romanzi, ed  Inizia un nuovo percorso che parte proprio dall’osservare dei ritratti in una galleria d’arte.
 Decide a questo punto, di iniziare a eseguire ritratti capaci di scavare nell’animo umano, proprio come un pittore si pone dinanzi al modello e cerca di ritrarlo nella tela, in un magico silenzio, fatto di contemplazione e di studio.  
Naturalmente non so dipingere, e in effetti quello che ho in mente è scrivere dei ritratti” dice ad un certo punto il personaggio. Mr Gwyn dopo una lunga osservazione, consegna ai committenti il suo ritratto dalle quattro  alle nove pagine , rilegate con cura.
Scrivere ritratti” ?, sono rimasta con questa domanda aperta e incuriosita, cercando di immaginarmi cosa volesse dire scrivere un ritratto.
Così con questa domanda in mente, pensavo alle lezioni in aula di figura, con la modella che posava, devi spogliare quel qualcuno, entrargli dentro, coglierne lo sguardo, fermare il tempo, ma anche riportarlo a casa, nella  sua postura ed espressione.   Tutto questo riesco ad immaginarlo bene  nel linguaggio pittorico, di meno con la scrittura, per quanto il libro era riuscito ad evocarmi.
Poi i mesi son trascorsi da quella lettura e quella curiosità era dimenticata, ecco che quest’altra mi ha fatto riaffiorare quella curiosità rimasta in sospeso, immaginando di trovare proprio tra le pagine di adesso quei ritratti:

E’ il nostro primo incontro e Angela piange. Silenziosamente le lacrime solcano le sue guance. In questo volto serio, composto, l’umido che appare è una presenza estranea, continuamente rimossa, ripetutamente asciugata con un gesto veloce. (…) Quest’umido che sgorga dai suoi occhi è un controcanto dissonante, poiché Angela intercala sorrisi, mentre sottolinea con commenti mordaci le sue narrazioni. ” (R.Mondo, 2012, p.85)

Ecco questo mi è sembrato “un modo” per scrivere un  ritratto.

E per ultimo direi ancora, arrivata alla fine del libro, quello che ho respirato nel complesso è un senso di apertura, di aria fresca,  che la vita può anche intervenire a  mescolare e rimescolare le carte proprio là dove tutto sembrava ormai delineato, lasciando intravedere o immaginare una "possibilità".

 E così termino con una poesia di Emily Dickinson:

Io abito la Possibilità-
Una casa più bella della prosa-
più ricca di finestre-
superbe-le sue porte-
E’ fatta di stanze simili a cedri-
che lo sguardo non possiede-
Come tetto infinito
ha la volta del cielo-
La visitano ospiti squisiti-
La mia sola occupazione-
spalancare le mani sottili
per accogliervi il Paradiso.

Bibliografia:

-     Baricco A., (2011) MrGwyn. Milano, ed Feltrinelli
-     Hillman J., (1997), The Souls’s Code In Search of Character and Calling. trad.it. : Il Codice dell’anima, 1997. Milano: Adelphi Edizioni
-     Mondo R., (2012), Nei luoghi del fare anima. Dimensione immaginale del processo terapeutico. Roma, ed Ma.Gi srl
-     Widmann C., (2006) Il simbolismo dei colori. Roma, ed Ma.Gi srl


2 commenti:

  1. ... leggendo poche righe sull'incontro con Angela mi sembra quasi di vederla realmente.. L'autore è davvero riuscito a "scrivere un ritratto". Leggerò sicuramente questo libro. Complimenti alla dott.ssa Guidetto per la recensione.

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  2. ..pensavo alle lezioni in aula di figura, con la modella che posava, devi spogliare quel qualcuno, entrargli dentro, coglierne lo sguardo, fermare il tempo, ma anche riportarlo a casa, nella sua postura ed espressione...
    Beh i miei complimenti.. se il tutto viene fatto in 'ambiente sicuro.. accogliente.. caldo...' chissà che qualche psicologo non trovi tutto questo suggestivo ovvero 'affascinante che suscita viva emozione'.

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