Incontri con l’autore : Riccardo Mondo
Recensione del testo:
Nei
luoghi del fare anima
Dimensione immaginale del processo terapeutico
Questa pagina è dedicata
all’incontro che ho avuto con un testo: “Nei luoghi del fare anima” –Dimensione
immaginale del processo terapeutico” di Riccardo Mondo.
Parto da una breve premessa, che
trovo necessaria, per meglio comprendere ciò che ho trovato in queste pagine e quanto mi hanno evocato.
La pittura, ma ancora di più l’arte
in tutte le sue connotazioni, sono la mia matrice originaria, la mia bisnonna
dipingeva, così pure mio nonno; sento ancora l’odore acre dei suoi colori ad
olio nella stanza dei quadri.
Questo
ricordo, è il mio ricordo di bambina e di questa impronta familiare.
Come in altre pagine di questo
blog ho detto, la mia formazione artistica si è incontrata con quella
psicologica e l’una alimenta l’altra da sempre, a volte con fatica e a volte meno,
si arricchiscono e si supportano reciprocamente.
Tutto il mio percorso formativo e
professionale, si è sviluppato secondo questo intreccio, percorsi nell’arte e
attraverso l’arte sono in qualche modo sempre andati ad animare la mia
esperienza di psicologa, supportati ancor più dal pensiero di Hillman quando
dice:
“la bellezza è in se stessa una cura per il malessere della psiche. La
nostalgia di bellezza che alberga nel cuore umano deve ricevere riconoscimento
dalla disciplina che considera il cuore umano il suo campo di studio. La
psicologia deve ritrovare la strada verso la bellezza, per non morire” (J.Hillman,
1997, p. 59)
Questa premessa per dire, come questo testo sia andato a toccare entrambe queste corde e abbia
risvegliato, sfogliandone le sue pagine quell’odore di pitture, e quei colori
che ho iniziato ad incontrare nella mia infanzia.
La mia attenzione in primis è
stata catturata dal titolo, “Nei luoghi
del fare anima”, sarà che troppo spesso in questo periodo mi trovo in
luoghi dove non si può pensare al fare “anima”, bensì a risultati solo
traducibili in numeri, numeri di pazienti in un giorno, in un mese, denaro risparmiato e così via; ma anche a stanze che non ci sono e che certo non puoi occuparti di renderle più gradevoli
e accoglienti a quella sofferenza che viene portata, e tanto meriterebbe di
essere accompagnata da una cura anche del luogo.
Stiamo
attraversando una profonda crisi economica e anche questo comporta il dover accettare
dei compromessi, li accetto e li vedo , ma ne patisco e talvolta, mi sembra di
smarrire anche il senso di ciò che svolgo quotidianamente.
Dal primo interesse del titolo,
si passa alla dedica iniziale, “a tutti
coloro che hanno provato, tramite la cura analitica, a dare un nuovo
orientamento alla propria vita”, ed io qui mi ritrovo pienamente e in prima
persona.
Con il procedere delle pagine
poi, si entra in un microcosmo fatto di
luoghi, persone , tempi, stati d’animo e
nello svelarsi del fare terapeutico quotidiano, delle sue infinite
sfumature cromatiche e dove non tutto si risolve sempre e magicamente.
Il
viaggio inizia in una stanza, la stanza della terapia: “provvista
di un’ampia e luminosa finestra” , in un “tempo” connotato da una giornata di settembre e di pioggia, “ ..in autunno, un’argentea luminescenza
sfiora delicatamente i contorni delle cose, rende la visone incerta. In quest’atmosfera
crepuscolare, il vetro della finestra delimita il confine tra questa stanza e
il mondo esterno” (R.Mondo, 2012, p. 23)
Durante tutto il viaggio si è accompagnati
sempre dal pensiero e dalle riflessioni dell’autore, che incontri e ti rimane vicino per tutta la
durata del tragitto.
Questo testo è riuscito ad
alimentare la mia curiosità clinica, il senso artistico e poetico, sono 140
pagine che si rivolgono all’altro con una “attenzione
estetica” che percorre tutto il testo, andando a sostenere, anche attraverso
questo tipo di “cura” gli aspetti meno piacevoli dell’esistenza; quindi un’estetica
vista non come elusione del brutto, ma come controparte e bilanciamento dell’esistere
e del fare terapia.
Mentre leggevo le scene
presentate nei diversi capitoli, visualizzavo come tanti “ritratti dipinti” delle
persone che andavano a comporre i diversi quadri. Le figure delineate, a volte tratteggiate con
pennellate sicure, mi hanno fatto intravedere il personaggio nei suoi tratti
fondamentali, altre volte la figura mi è apparsa più sfumata quasi un lasciar
intravedere e suggerire un modo d’essere.
Alcune figure mi sono apparse, come rappresentate
con diversi materiali pittorici, dal ragazzo tratteggiato con il carboncino, non
tanto per la sua mancanza di colore, quanto per facilità con la quale le sue
esperienze parevano volare via e dissolversi con un soffio; alla donna dipinta con
le tonalità forti del dolore e pastose dell’intreccio familiare non ancora
risolto.
Quando il colore emerge con
grande forza cromatica, ne puoi sentire lo spessore e l’intensità in quell’amalgama
di colori primari e secondari, a volte presi puri dalla tavolozza e in altri
punti mescolati insieme, “il
colore dona spessore all’esperienza. Nel linguaggio arcaico si diceva che esso
conferisce all’oggetto un carattere mana; la psicologia analitica dice che rende
numinosa l’immagine; (…) “ ( C. Widmann, 2006, p.17)
Man mano che incontravo i personaggi, mi veniva in mente la
curiosità provata mentre leggevo un libro di Alessandro Baricco, Mr Gwyn .
Uno dei personaggi principali, Mr
Gwyn è uno scrittore che decide di
smettere di fare ciò che aveva fino ad allora fatto, ossia scrivere romanzi, ed
Inizia un nuovo percorso che parte
proprio dall’osservare dei ritratti in una galleria d’arte.
Decide a questo punto, di iniziare a eseguire ritratti
capaci di scavare nell’animo umano, proprio come un pittore si pone dinanzi al
modello e cerca di ritrarlo nella tela, in un magico silenzio, fatto di
contemplazione e di studio.
“Naturalmente non so dipingere, e in effetti
quello che ho in mente è scrivere dei ritratti” dice ad un certo punto il
personaggio. Mr Gwyn dopo una lunga osservazione, consegna ai committenti il
suo ritratto dalle quattro alle nove
pagine , rilegate con cura.
“Scrivere ritratti” ?, sono rimasta con questa domanda aperta e
incuriosita, cercando di immaginarmi cosa volesse dire scrivere un ritratto.
Così con questa domanda in mente, pensavo alle lezioni in aula di figura, con la modella che posava, devi spogliare quel
qualcuno, entrargli dentro, coglierne lo sguardo, fermare il tempo, ma anche
riportarlo a casa, nella sua postura ed espressione. Tutto questo riesco ad immaginarlo
bene nel linguaggio pittorico, di meno
con la scrittura, per quanto il libro era riuscito ad evocarmi.
Poi i mesi son trascorsi da quella
lettura e quella curiosità era dimenticata, ecco che quest’altra mi ha fatto riaffiorare
quella curiosità rimasta in sospeso, immaginando di trovare proprio tra le
pagine di adesso quei ritratti:
“E’ il nostro primo incontro e Angela piange. Silenziosamente le lacrime
solcano le sue guance. In questo volto serio, composto, l’umido che appare è
una presenza estranea, continuamente rimossa, ripetutamente asciugata con un
gesto veloce. (…) Quest’umido che sgorga dai suoi occhi è un controcanto
dissonante, poiché Angela intercala sorrisi, mentre sottolinea con commenti
mordaci le sue narrazioni. ” (R.Mondo, 2012, p.85)
Ecco questo mi è sembrato “un
modo” per scrivere un ritratto.
E per ultimo direi ancora, arrivata
alla fine del libro, quello che ho respirato nel complesso è un senso di
apertura, di aria fresca, che la vita
può anche intervenire a mescolare e rimescolare
le carte proprio là dove tutto sembrava ormai delineato, lasciando intravedere
o immaginare una "possibilità".
E così termino con una poesia di Emily
Dickinson:
Io abito la Possibilità-
Una casa più bella della prosa-
più ricca di finestre-
superbe-le sue porte-
E’ fatta di stanze simili a cedri-
che lo sguardo non possiede-
Come tetto infinito
ha la volta del cielo-
La visitano ospiti squisiti-
La mia sola occupazione-
spalancare le mani sottili
per accogliervi il Paradiso.
Bibliografia:
- Baricco A.,
(2011) MrGwyn. Milano, ed Feltrinelli
- Hillman J., (1997), The Souls’s Code In Search of Character and Calling. trad.it. : Il Codice dell’anima, 1997. Milano:
Adelphi Edizioni
- Mondo R.,
(2012), Nei luoghi del fare anima. Dimensione
immaginale del processo terapeutico. Roma, ed Ma.Gi srl
- Widmann
C., (2006) Il simbolismo dei colori. Roma, ed Ma.Gi srl
... leggendo poche righe sull'incontro con Angela mi sembra quasi di vederla realmente.. L'autore è davvero riuscito a "scrivere un ritratto". Leggerò sicuramente questo libro. Complimenti alla dott.ssa Guidetto per la recensione.
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