giovedì 2 gennaio 2014

ESERCIZI DI "MEMENTO MORI" - parte terza

"CHE COS'E' L'AMOR(TE)" E ALTRE STORIE 

quando il percorso di vita si rivolge al centro dell'essere se stessi

(il capitolo "finale")




Valeria Bianchi Mian

 "Che coss'è l'amor"... cantava Vinicio Capossela, e, se l'amor era un sasso nella scarpa, la morte di certo non era, non è, e non sarà da meno. E con due sassi nelle scarpe e due monete sopra gli occhi ci addentriamo, inevitabilmente, nel buio.

Avete i brividi?
Siete indifferenti? 
Non è argomento gradito ai più, vero? 

 Ebbene, in certi casi capita che questo argomento delicatissimo, eppure sovraesposto a livello segnico nel nostro mondo necrofilo, produca aperture inaspettate verso insospettabili ricchezze. 
Coloro che si immergono con tutta l'anima nel proprio percorso di psicoterapia del profondo a volte scoprono significati del tutto imprevisti. Spesso, il tesoro emerge proprio dopo aver affrontato con coraggio la paura della propria "fine". Per alcune persone, invece, un lutto può essere proprio l'occasione per rimettere in discussione se stessi e cambiare la propria visuale sulle cose, sulla vita. Bisogna saper aspettare e stare nella sofferenza che tutto questo "nero" comporta per vedere la luce tenue, flebile, di un nuovo inizio.
 Non è un caso che negli arcani maggiori la carta dell'Appeso (XII) venga prima dell'Arcano Senza Nome. O meglio, qui il caso si sposa con l'occasione (vedi il più volte citato Claudio Widmann, "Gli arcani della vita", edizioni Magi).
 La nera signora rivela il suo stesso essere breccia verso la luce, occasione propizia, favorevole per un passaggio fondamentale ad un nuovo livello, sensibilmente più creativo, nel mondo della psiche e in quello delle azioni concrete. 

 Eccoci qui, dunque, ed è il 2 Gennaio 2014.
 Avevamo prospettato un ritorno al Blog in autunno. Avevamo ventilato laboratori e appuntamenti. Non è stato così, un po' per via dei nostri impegni personali, un po' a causa di eventi "occasione" di cambiamento che ci hanno coinvolte separatamente, me e Lauretta Guidetto, un po' per vari motivi. 

 Ci sono state attese, c'è stata la necessità di restarsene un po' appese.

 Io ho sentito il bisogno di tenere in gestazione un'idea del tutto personale, uno spazio per poter esprimere sul web il mio essere un po' cantastorie. Sin da piccola mi sono divertita ad inventare filastrocche, ad illustrare "nursery rhymes". 
 Quest'anno, dopo quarantadue anni di quaderni sparsi e schizzi dispersi, nelle vacanze di Natale l'idea ha cominciato a prendere forma: il giorno prima della fine dell'anno ho aperto un secondo Blog, esclusivamente mio, un luogo dove postare i disegni, le fotografie, le opere in ceramica abbinate a rime e storie brevi.

http://www.favolesvelte.wordpress.com  

 Sto pensando ad un'immagine che mi ha sempre affascinata, ed è, tra le altre, la scena finale del bellissimo film "Il settimo sigillo" di Ingmar Bergman (1956) 


 Jof (Nils Poppe), l'attore girovago, è l'unico elemento del film a non partecipare alla Totentanz, la Danza della Morte finale. 
 E' l'unico personaggio che osserva la vita con lo sguardo del sogno e della visione. 
 "Ma guarda le cose che sai inventare" - gli dice Mia, sua moglie. Jof e Mia ripartono dal punto fermo di ogni situazione, sono entrambi, insieme l'archetipo del Matto (0) e quello dell'Innamorato (VI), sono il dialogo interiore tra parti di sé in relazione affettiva, insieme nel rinnovamento che viene dall'accogliere la visione interiore. Quando la Morte, nella carta dei tarocchi, falcia tutto ciò che non ha più senso di essere, ecco che l'accogliere la visione interiore è possibile, per tutti gli occhi sognatori. Per chi lascia che sia il suo "Jof" interiore a guidare il carrozzone. 
 E' il Matto (0) che ricomincia il ciclo della vita. 
VBM


Nessun commento:

Posta un commento

INVITIAMO I NOSTRI LETTORI A DONARCI UN COMMENTO O RIFLESSIONE